«Non siamo tutti tunisini allo stesso modo

Il razzismo in Tunisia. Intervista a Saadia Mosbah, Presidente dell’Associazione N’nemty.

di Marta Pasqualini

 

4 / 2 / 2014

Saadia Mosbah è un’ energica signora di colore che ha trasformato la sua accogliente abitazione tunisina nella sede della neo-nata associazione M’nemty; sul muro del salotto regnano le parole: “Sous tes pas, j’ài dérou lé mes rêves. Marche doucement, parce que tu marches sur mes rêves”

La voce di Saadia , calma e profonda, afferma “Non siamo tutti tunisini allo stesso modo” .

In Tunisia il razzismo esiste eccome, sostiene, solo che è latente. Non si esplicita in chiare e anti-democratiche leggi razziali ma si nasconde, piuttosto, nell’emarginazione sociale ed economica “garantita” da  un modesto posto di lavoro e nel linguaggio oltraggioso cui spesso si ricorre per definire le persone di colore.

N’nemty vanta un sempre più numeroso gruppo di persone che, aderendo e collaborando con l’associazione, lottano  per uno sradicamento progressivo e pacifico di tutte le forme di discriminazione che, rivoluzione o no, sembrano consolidate nella società tunisina .

È tramite l’educazione e lo sviluppo di una nuova coscienza basata sull’unione, la giustizia e la non violenza che Saadia pensa, con lentezza ma efficacia, di mettere fine a quel razzismo che, nell’ assoluto silenzio dell’ ipocrisia generale, appare ai più un non-problema.

Secondo la presidente dell’associazione la rivolta del 2011 non può essere considerata una vera e propria “rivoluzione” poiché il mero mutamento di regime, a suo avviso, non è elemento sufficiente a garantire un cambiamento reale della società.

Tuttavia la sollevazione, che è partita dalla reazione alla più grande forma di discriminazione, la povertà,  ha il  merito di aver aperto il paese ad una più ampia libertà di espressione.

Il primo maggio 2013 la possibilità di far circolare liberamente la parola ha portato, forse per la prima volta nella storia della Tunisia indipendente , in piazza diversi cittadini pronti a  manifestare contro il razzismo e a chiedere una legge contro la discriminazione.

Secondo l’associazione N’nemty le rivendicazioni della comunità nera (in primis il non essere considerati una “minoranza” quanto piuttosto dei cittadini tunisini a tutti gli effetti) non resteranno ancora per molto inascoltate; lo Stato , lungo il cammino di transizione post-rivoluzionaria, dovrà  necessariamente confrontarsi con queste a partire da una  imprescindibile legge che disciplini chiaramente il principio della non- discriminazione su base razziale.

La Costituzione è pronta e il governo di dialogo nazionale guidato dall’ ex ministro dell’Industria Jomaa porterà la Tunisia presto al voto. Tuttavia il processo rivoluzionario non è compiuto, anzi, per alcuni, sembra che questo abbia solamente posto i primi ciottoli: il cammino è lungo e va percorso lentamente.

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